NewsCase studies: alcuni interventi di isolamento acustico in edifici esistenti

Case studies: alcuni interventi di isolamento acustico in edifici esistenti

di ing. Nunzio Guerriero

Dall’articolo Il comfort acustico nei condomini in epoca post-Covid19: soluzioni e criteri in alcuni casi applicativi

 

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Case studies

Per esperienza posso affermare che spesso rispettare la norma non basta per garantire il comfort acustico. Ne è un esempio un intervento acustico su una bifamiliare a schiera di due cugini, un edificio nuovo e a norma.

Situazione iniziale: I due inquilini sentivano i rumori e le voci nelle camere accanto. Le frequenze di risonanza acustica della parete consentivano che il parlato passasse.

Soluzione: Abbiamo così creato una controparete che sopperisse a quelle frequenze. L’intervento è stato minimo e non troppo invasivo, aggiungendo una controparete di piccolo spessore (4-5 cm). Il valore medio è cresciuto di pochissimo in termini numerici, da 52 a 54, mentre acusticamente si è raggiunto un grande miglioramento, in quanto le frequenze critiche e che loro sentivano erano salite, migliorandole dagli 8 ai 10 dB. Il problema era legato principalmente al punto di passaggio nel collegamento tra la parete ed il solaio e secondariamente ai giunti tra i blocchi in laterizio, probabilmente non sigillati bene con la malta, creando un ponte acustico.

Riqualificazione in un condominio a Rimini in zona Rivazzurra degli anni ‘70

Situazione iniziale: Le pareti non erano nemmeno scarsamente acustiche, con forati aventi uno spessore tra i 20 e i 25 cm ed intercapedine con aria ed era stato inserito dell’isolante in lana. Tutto sommato per quell’epoca l’isolamento dei muri era stato realizzato con qualche accortezza in più. Il problema acustico era stato rilevato dall’inquilino, la cui camera da letto era adiacente al locale soggiorno/ cucina del vicino. Erano presenti gli allacci della cucina, oltre alle tracce e alle prese della corrente messe in molti punti, in concomitanza con quelle dell’ambiente limitrofo e non sfalsate. Situazione difficile, in quanto non potevo correggere come voluto, si sarebbe dovuta smontare la cucina.

Importante: cercare di non mettere mai le zone giorno con pareti attrezzare confinanti a locali di riposo e soprattutto evitare che le prese siano messe nello stesso punto, ma almeno sfalsate, per far sì che il rumore non passi direttamente, ma venga bloccato dall’isolante presente nell’intercapedine. È un aspetto fondamentale da considerare, perché è un errore frequente nel realizzare gli impianti o le scelte architettoniche. Anche un solo interruttore, scatola elettrica, radiatore… se non studiato bene, può portare a non garantire il valore di norma, creando un non-comfort all’inquilino accanto.

Soluzione: Quindi siamo intervenuti nella camera, aggiungendo una controparete, spostando tutte le prese e sigillando le cassette, in modo tale da migliorare la situazione acustica. Infatti, la testata del letto era contro la parete da cui si sentivano i rumori della tv del vicino che era stata posta proprio accanto a quella parete.

Condominio a Cesenatico degli anni ‘80

Situazione iniziale: Sono stato convocato da un cliente che ha iniziato a lavorare in smart-working, inizialmente saltuario e poi, complice questo periodo di pandemia, in maniera più continuativa. Prima viveva pochissimo la casa, ora invece la vive molto di più. Si è creato il suo “ufficio” in una camera da letto dell’appartamento, iniziando ad accorgersi di rumori che prima non percepiva (che non aveva idea esistessero, come da lui definito), provenienti sia dal vicino che dal condominio.

Soluzione: Abbiamo optato quindi per realizzare una controparete nella camera da letto per isolarlo acusticamente dal suo vicino, valutato come la fonte principale del fastidio.

Inoltre, sentiva rumori fastidiosi provenienti dal vano scala ed in particolare dalle aperture e chiusure dell’ascensore. All’inizio, nonostante il mio consiglio, non ha fatto nulla, ma poi, vivendo il problema sempre più, ha investito sostituendo una porta di ingresso con una blindata.

Nel corridoio è stata creata una zona dove mettere la lavatrice e, memore del problema da lui percepito, per non dare a sua volta fastidio al vicino, su nostro consiglio, è stata realizzata una controparete tecnica di soli 5 cm complessivi. Inoltre, si è reso necessario anche un intervento termico ed impiantistico, realizzando un pavimento radiante di basso spessore (ovvero 5 cm) comprensivo di un anti-calpestio.

Tale intervento, in fase progettuale, non era stato ritenuto dal cliente fondamentale oltre che fattibile per questione altezze (avevamo infatti 2,70 metri) e quote con il vano scala. Poi però, sfruttando una fattibilità normativa regionale, abbiamo creato un piccolo scalino all’entrata, ritenuta anche dal cliente una soluzione ottimale perché reduce da un piccolo allagamento provocato dal vicino di casa stesso.

La normativa non obbliga a mettere un anti-calpestio, ma indica che nel riqualificare dovresti prestare attenzione alle stratigrafie interessante dall’intervento e garantire un valore acustico migliore rispetto a quello che era presente in fase pre-intervento. Fate quindi attenzione a cosa dovete realizzare e a non peggiorare altrimenti si è soggetti a colpe e risarcimenti.

Altri case studies

Intervenire sulla parte superiore di un solaio spesso non è di facile fattibilità, ancor più se il solaio è leggero e non presenta nessun isolatore acustico. Capita anche che tali problemi emergano nelle nuove edificazioni (soprattutto condominiali), dove il materiale anticalpestio è stato steso ed il problema è legato ad una sbagliata posa.

 

 

Appartamento recentissimo in condominio a Rimini

Situazione iniziale: Chiamato da un mio cliente che da poco aveva acquistato una casa nuova e che lamentava fastidio al calpestio, avevo notato la presenza di colla in un tutt’uno con il battiscopa e il pavimento.

(Consiglio: il battiscopa va sempre staccato dalla piastrella e la piastrella non deve mai toccare il muro).

In questo caso specifico si osservava chiaramente che il distanziatore non era stato usato bene (battiscopa e pavimento erano solidali), ma soprattutto la piastrella toccava il muro. Da rilevazioni in sito ci si era accorti che il sistema, studiato per attestarsi sui 55-56 dB in un residenziale, dove il limite di norma è 63 dB, raggiungeva invece i 68 dB, ben 5 dB oltre il limite.

Soluzione: Ci siamo resi conto che il problema era su buona parte del perimetro delle stanze. Così abbiamo, in accordo con l’impresa venditrice e il piastrellista, tolto il battiscopa e “ripulito” tutto il perimetro dalla colla e dalla malta presente, in modo da ricreare il giusto distanziamento tra pavimento e muri perimetrali. Si è eseguita la posa a regola d’arte, utilizzando i distanziatori a triangolo e sigillato con materile elastico. In questo modo abbiamo ottenuto che i 68 dB erano diventati ben 60 dB. È stata la conferma che quei 10-12 dB in più erano dovuti ad un problema di posa. Questo accade spesso nelle case recenti, soprattutto dal 2005 in poi.

Appartamento recente a Santarcangelo

Situazione iniziale: Due appartamenti al pianto primo e due al piano terra, sovrapposti tra loro dove i proprietari lamentavano problemi dal punto di vista acustico. Misurazioni strumentali del calpestio avevano dato un valore di 65 dB invece dei 63 dB di legge (era presente un pavimento riscaldato). Il materiale era stato posato ed il valore lo confermava, ma sicuramente qualcosa nella posa non era stata ben eseguita. La parete di separazione misurava 49 dB anziché 50 dB di legge. Le finestre erano da risistemare completamente (infissi sballati che non chiudevano bene) a seguito dell’incuria e della non adeguata manutenzione periodica. In questo caso era stato chiesto all’impresa un risarcimento di circa il 30% con un danno quantificato in circa 200 mila euro. E’ stato convocato un Consulente Tecnico di Ufficio (CTU) che ha constatato la situazione e quantificato il danno in “soli” 40 mila euro. La causa all’impresa ha comportato sicuramente una complicazione della situazione che, tuttavia, se avesse seguito le indicazioni del tecnico, non avrebbe avuto.

Soluzione: Si è evitato di demolire il solaio, in virtù della differenza minima rispetto al valore di norma, avvalendosi di nuove tecnologie ed utilizzando un materassino acustico direttamente sotto la piastrella (ovviamente rimuovendo quelle presenti), ottenendo circa 6 dB di miglioramento e arrivando al rispetto del limite. Soluzione che ha aiutato a risparmiare tempo e denaro. La parete è invece stata isolata applicando con un pannello in cartongesso accoppiato ad uno stato di gomma ed avente 30 mm di spessore finale, colla compresa. Qui si è ottenuto un miglioramento di circa 4 dB, arrivando al rispetto del limite richiesto.

Condominio Rimini degli anni ’60 nella zona marina centro (edificio trifamiliare)

Situazione iniziale: Due inquilini avevano zona giorno contro zona notte e questo disturbava enormemente soprattutto chi doveva dormire. Inoltre, dalla camera da letto si sentivano i rumori da calpestio provenienti dagli inquilini del piano superiore.

Soluzione: Siamo intervenuti nella camera da letto realizzando una controparete, sia nel muro a due teste di separazione con il soggiorno, che nelle pareti perpendicolari ed in maschiate alla parete in questione, per un metro circa. Questo perché essendo una muratura portante, il rumore non si riusciva a “spezzare” solo agendo direttamente sulla parete di separazione. Abbiamo ridotto quindi la stanza di 7-8 centimetri lateralmente, ponendo davanti l’armadio. In questo modo si sono guadagnati una decina di dB. Inoltre, è stato aggiunto un controsoffitto di circa 5-6 cm (oltre non era possibile) con lastre particolari per risolvere i problemi di calpestio, essendo il solaio (leggero rispetto alle partizioni verticali) il punto debole della struttura. Si è ottenuto un miglioramento tale da garantire al cliente un comfort adeguato, riducendo il rumore sia aereo che da calpestio.

Consiglio: se dovete intervenire su un edificio nuovo con solaio in latero-cemento e struttura a pilastri, la soluzione del controsoffitto può aiutare poco, in quanto si ha già di partenza una struttura massiva con buone caratteristiche acustiche. Aggiungere un controsoffitto non riuscirebbe a garantire la stessa soluzione di comfort sopra riportata.

Condominio di sette piani a Rimini, degli anni ’70

Situazione iniziale: La centrale termica era situata nel terrazzo condominiale. Ad un certo punto le caldaie vecchie sono state sostituite con delle nuove, montandole in una posizione leggermente diversa, ma sul muro portante del vano scala (che poi altro non era che la prosecuzione del muro sottostante). Al piano inferiore c’era l’appartamento con la camera da letto di una condomina che da quel momento (accensione nuove caldaie) ha iniziato a lamentare un rumore fastidioso, e non riuscendo più a dormire. Le due caldaie erano appese direttamente al muro, senza nessun antivibrante. Chi aveva eseguito il lavoro lo aveva fatto senza pensare all’acustica. Richiamato all’attenzione aveva cercato di risolvere il problema intervenendo sulle staffe orizzontali, a cui erano appese le caldaie, senza agire invece sulle staffe verticali che le supportavano.

Soluzione: Per risolvere il problema siamo dovuti intervenire creando una struttura scollegata dal muro con antivibranti, a cui poi appendere le caldaie, ed aiutando molto la riduzione del fastidio. Rimaneva il problema del rumore aereo, proveniente in primis dal solaio leggero e secondariamente dalle finestre con vetro singolo. La soluzione ottimale sarebbe stata quella di realizzare un controsoffitto, ma alla fine si è optato per posare sul pavimento della centrale termica un materiale in lana ad alta densità sotto le quadrotte di cemento presenti, appoggiati sulla guaina. Si trattava di un materiale di 5-6 cm per creare un certo stacco, effetto “massa-molla-massa” e abbiamo rilevato un ulteriore miglioramento.

Consiglio: prestate attenzione in queste piccole questioni perché possono rivelarsi acusticamente pericolose.

Split esterno in un appartamento

Grazie all’Ecobonus e ora anche al Superbonus 110% sono molti gli interventi di riqualificazione energetica sugli impianti. Con essi stanno aumentando, però, anche le problematiche acustiche. Ad esempio, posizionare una pompa di calore sul terrazzo, dedicata prettamente al raffrescamento estivo o al riscaldamento invernale, senza pensare e considerare bene al tema acustico può rivelarsi un bel grattacapo, generando un fastidio sia ai vicini che agli stessi proprietari.

Situazione iniziale: Sul terrazzo di un appartamento, era stato deciso dal tecnico di far montare l’unità esterna a pompa di calore per la climatizzazione degli ambienti interni. Giustamente, per evitare di far sentire il rumore nella camera da letto della proprietà, ha optato per mettere la sorgente sul confine del vicino di casa. In questo modo lei non sentiva il rumore ma il vicino sì.

Soluzione: Siamo intervenuti, vista la difficoltà nel dover spostare la macchina esterna, realizzando una schermatura mediante posa di un pannello sandwich, avente foratura fonoassorbente sul lato macchina e fonoimpedente verso il confinante, con anima in lana minerale, che bloccasse il rumore riducendone il passaggio.

Pensandoci prima si sarebbe potuto mettere in un’altra posizione evitando liti col vicino che spesso partano a cause anche salate.

Consiglio semplice: ragionare bene prima di fare qualsiasi tipo di lavoro. Il requisito acustico è anche requisito sanitario ed una consulenza acustica spesso vi aiuta a non aver controversie.

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