Ti proponiamo un articolo pubblicato sulla rivista Casa&Clima. A tema un nostro progetto coordinato dal nostro presidente ing Alberto Casalboni, dall’arch Gianluca Corvina, dall’ arch Marco Fabbri dall’ ing. Antonio Scarano, collaboratori di Polistudio A.E.S.
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pp. 50-54
In questo particolare periodo di emergenza sanitaria si è sempre più alla ricerca di locus amoenus, dove stare bene con sé stessi e ritrovare il rapporto originario con la natura, destinazioni alternative e di sostenibilità ambientale, in cui praticare anche sport all’aria aperta.
Ne è un esempio Palazzo di Varignana, un luogo senza tempo nel suggestivo scenario dei colli bolognesi e circondato da un giardino inserito nel prestigioso network Grandi Giardini Italiani.
In questo meraviglioso contesto, abbiamo realizzato un driving range ipogeo, un progetto sostenibile, organico e paesaggistico che ha coinvolto diverse professionalità, in una vera e propria progettazione integrata. Per conoscerne le peculiarità, abbiamo intervistato l’arch Marco Fabbri e l’ing Antonio Scarano di Polistudio A.E.S. che hanno seguito personalmente il progetto.
Ing. Scarano, com’è nato il progetto e qual era l’idea iniziale della committenza?
La filosofia di Palazzo di Varignana è proprio quella di offrire ai suoi ospiti comfort, bellezza e storia del territorio collinare bolognese. Oltre all’offerta ricettiva, il resort offre diversi servizi ed è dotato di molteplici strutture per attività sportive. Siamo stati coinvolti, perché la committenza voleva aggiungere, tra i servizi, quello di un nuovo driving range per gli appassionati di golf.
Una richiesta molto attuale, se si considera il fatto che in questi anni si è registrato, un incremento significativo del numero di campi da golf in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone, in Germania, in Canada, in Corea del Sud, in Svezia, in Francia e in Italia. Attualmente nel mondo ci sono più di 200 campi da golf in costruzione e circa 350 campi da golf sono in fase di progettazione.
In realtà, il driving range non è il classico campo da golf come si potrebbe immaginare, si tratta di una struttura o zona, in cui i golfisti possono fare pratica di lancio, un campo per calibrare i tiri ad una lunghezza di circa 200 metri. […]
Per far questo è stata preziosa la collaborazione con il paesaggista Sandro Ricci, un professionista molto competente che lavora da anni per la committenza e che ha seguito con noi tutto l’aspetto ambientale, di piantumazione e del verde. Il progetto si è dunque sviluppato in stretta relazione con la natura ed è stato modificato grazie agli input dell’esperto paesaggista.
Il progetto è diventato la spinta per un intervento ambientale esteso al pendio e ai laghi sottostanti. Attraverso azioni antropiche di stabilizzazione si è salvaguardato l’equilibrio naturale del territorio. […]
Arch. Fabbri qual è la filosofia che sta dietro a questo progetto?
Il progetto si inserisce all’interno di un contesto magnifico, in cui la natura si impone. Abbiamo cercato di seguire la filosofia propria di Palazzo di Varignana, progettando una struttura a basso impatto ambientale, non invasiva, ma che si integrasse perfettamente con l’ambiente circostante.
Per questo lo possiamo definire un vero e proprio intervento di architettura organica. Abbiamo dunque studiato una struttura che non fosse visibile dalle camere degli ospiti collocate appena sopra al driving range, ritagliando uno spazio ad hoc per i giocatori. Allo stesso tempo gli ospiti non verranno disturbati dalla presenza dei giocatori.
Il driving range si presenta come una sorta di cavità nel terreno, tanto che non la si percepisce come una struttura staccata dall’ambiente circostante. È un vero e proprio driving range ipogeo, una costruzione insolita ed affascinante, quasi invisibile dall’alto. […]
Materiali e sostenibilità
Tutto è relazione: forme, materiali e colori del driving range sono in dialogo continuo con il territorio.
Sostenibilità e tradizione sono centrali, sia nell’uso dei materiali, che nelle tecniche di costruzione. Abbiamo privilegiato materiali quali pietra, acciaio e legno. Gli stessi pilastri che sostengono la struttura sono in acciaio e riprendono il colore e le forme dei tronchi di ulivo del luogo.
La struttura dell’edificio non toglie spazio al verde. Infatti, il tetto è stato completamente ricoperto da prato e da piante autoctone, come un giardino pensile.
La pavimentazione è fortemente drenante ed ecocompatibile, in modo da non interrompere l’equilibrio ambientale nello smaltimento dell’acqua piovana. Si ha dunque il cosiddetto “effetto prato”, l’acqua defluisce nel substrato sottostante e alimenta in modo naturale e costante le falde acquifere. Inoltre, sono pavimenti sicuri ed antiscivolo. […]
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