Vi proponiamo l’articolo dell’ing. Franco Casalboni di Polistudio A.E.S. pubblicato sulla rivista “The Next Building“.
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Il progetto architettonico, caratterizzato da ampie superfici vetrate alternate a pilastri in cemento armato, ha posto vincoli stringenti alla progettazione impiantistica. Obiettivo degli architetti Herzog & de Meuron, infatti, era preservare il rigore architettonico di questa alternanza e che il cemento dei solai rimanesse a vista: gli impianti non dovevano modificare la composizione e la lettura degli spazi. Da subito è stata esclusa la presenza di controsoffitti: l’unico spazio tecnico “orizzontale” era costituito dal volume risultante sotto al pavimento galleggiante.
Con queste premesse ci si è limitati al massimo per quanto riguarda la posa di impianti annegati nei solai in cemento armato, limitandoli a punti luce e a punti di installazione dei rivelatori di fumo; tutto il resto viaggia sotto al pavimento galleggiante. Per quanto riguarda i metodi e gli strumenti, nel 2008, anno in cui è decollato l’intervento, ancora non si parlava di BIM, tuttavia, lungo il percorso del progetto costruttivo, si è fatto ricorso al Building Information Modeling, soprattutto per lo sviluppo di alcuni dettagli, sia a livello architettonico sia per l’interazione edificio-impianti.
La climatizzazione
Per l’impianto di climatizzazione siamo ricorsi a ventilconvettori incassati a pavimento, con ingresso di aria primaria all’interno del canale di contenimento dei ventilconvettori stessi.
Questi ventilconvettori sono stati progettati su misura per il progetto e testati presso la sede del costruttore in Germania, dove è stato ricostruito un moke-up in scala 1:1 della porzione di edificio con pareti inclinate.
Dal punto di vista idronico, l’impianto è a 4 tubi, perché l’involucro esterno è tale da rendere contemporaneamente necessario caldo in alcune parti dell’edificio e freddo in altre. Questa è la tipologia prevista in tutti i piani dal 1° al 5°. In alcuni ambienti, invece, l’impianto è a tutt’aria (libreria caffetteria, archivio storico, sala polifunzionale).
L’illuminazione, sicurezza, automazione
La scelta è stata avere punti luce concentrati sulle postazioni di lavoro e/o di utilizzo, per evitare inutili consumi di energia elettrica, ricorrendo ad apparecchi con tecnologia Led. È anche previsto un sistema di controllo accessi a tutti gli ambienti, in cui non è previsto l’accesso del pubblico, un sistema di sorveglianza con TVCC, un sistema di illuminazione di sicurezza e un sistema di supervisione (BMS), tramite il quale gestire, monitorare e controllare tutti gli impianti.
ing. Franco Casalboni,
Polistudio AES – Riccione
ENERGIA ALTERNATIVA
La geometria dell’edificio – con le superfici vetrate inclinate dei piani alti a delimitare spazi abitati – ha reso non praticabile l’installazione di pannelli solari termici e/o fotovoltaici. Per contro, la presenza della falda ricca di acqua ha da subito indirizzato la scelta per la produzione dei fluidi vettori verso pompe di calore funzionanti ad acqua di falda, sia per la climatizzazione sia per la produzione di acqua calda sanitaria. Grazie a questo, nonostante la massiccia presenza di superfici vetrate, si è raggiunta la classe energetica B e l’edificio sarà certificato LEED Silver. (F.C.)