NewsHotel Royal Riccione, una piscina a quattro (anzi sei) mani

Hotel Royal Riccione, una piscina a quattro (anzi sei) mani

di Arch. Stefano Matteoni

La realizzazione della piscina al servizio dell’Hotel ROYAL è stato uno di quei progetti che potrebbero essere studiati come case history del particolarissimo rapporto che lega il progettista al cliente.

 

La vecchia dependance dell’albergo aveva la possibilità di essere demolita e ricostruita ed i proprietari, marito e moglie, gestori dell’albergo e presenti sia al bureau (la moglie) che come chef in cucina (il marito), hanno colto immediatamente l’occasione per dotare l’albergo di un servizio che fa la differenza: la piscina, anzi le piscine. Il problema si è però posto in relazione alla destinazione della superficie del vecchio fabbricato.

 

Dopo oltre un anno di tentativi per capire come sarebbe stato possibile aumentare in qualche modo la capacità ricettiva dell’albergo, con conseguenze importanti sulla capacità dei servizi presenti di adeguarsi ad un aumento degli utenti, i proprietari hanno deciso di destinare le parti coperte del nuovo edificio in parte per creare una casa alla propria famiglia ed in parte per ricreare lo spazio da offrire ai clienti per la colazione. Ma a questo punto si trattava di colazione a bordo piscina. Poi, insoddisfatti, hanno pregato il progettista di inserire altri specchi d’acqua al servizio della clientela e, perché no, della famiglia.

 

Il progettista ha proposto la soluzione, i proprietari hanno accettato, ma quello che il progettista a quel tempo non sapeva era che il proprietario, chef provetto, era anche muratore provetto, piastrellista provetto, commerciante provetto, imbianchino provetto, elettricista provetto, designer ed arredatore di ottimo gusto.

 

Il rifacimento della palazzina ha permesso di realizzare una successione di terrazzi che vanno a creare una serie di vasche da idromassaggio sui diversi livelli, vasche che si affacciano sulla piscina principale. Una volta approvato il progetto i proprietari si sono messi a caccia dei migliori materiali, delle migliori imprese, dei migliori piastrellisti, svolgendo un ruolo a volte di provocazione, a volte di suggerimento, a volte di censura dell’operato delle maestranze e del progettista medesimo che in cantiere ritrovava puntualmente ogni giorno dall’alba al tramonto, oltre agli artigiani, anche lo chef vestito da muratore.

 

La passione al proprio lavoro da parte della proprietà ha portato al raggiungimento di due obiettivi: da un lato l’intervento è stato realizzato nei nove mesi invernali, dall’altro ha contribuito a creare un prodotto di estrema qualità che ha consentito alla gestione di guadagnare posizioni nel ranking di gradimento dei propri clienti e dei clienti della concorrenza. Il risultato si può osservare e valutare.

 

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