Un’intervista a due nostri professionisti per raccontarti la storia di una collaborazione nata circa tre anni fa con la progettazione di Humanitas Medical Care ad Arese e che sta proseguendo con ulteriori proposte ed idee. Un rapporto di fiducia e stima reciproca che ha portato a sempre nuove ed interessanti sfide. Ci soffermiamo sul progetto Humanitas Fiordaliso a Rozzano, grazie al contributo dell’arch. Pietro Marsciani e dell’ing. Andrea Facondini di Polistudio.
Immagini fotografiche: ©Max Allegritti
Arch Marsciani, com’è iniziato tutto e quali erano le esigenze iniziali del committente?
Dopo la realizzazione del Medical Care di Arese, Humanitas ha deciso di fare questo nuovo investimento nel contesto milanese con l’obiettivo di avvicinare la sanità ai cittadini, garantendo loro un servizio pratico, veloce e affidabile.
Poliambulatori di qualità, belli ed attraenti dal punto di vista architettonico ed avanzati dal punto di vista tecnologico. Inoltre, la location del medical care Fiordaliso è strategica, situata, cioè, vicino all’ospedale Humanitas di Rozzano e collegato al Centro Commerciale Fiordaliso, sulla stessa linea del medical care di Arese.
Quali i punti salienti del progetto architettonico? Che tipo di studio avete fatto su spazi, forme, luci e colori?
Abbiamo seguito le indicazioni ricevute per Arese, cioé confermare le finiture e i materiali utilizzati. Infatti, tutti i progetti Humanitas seguono lo stesso mood, uno stile che contraddistingue tutti i medical care. Il nostro lavoro è stato, dunque, quello di cercare di sagomare su misura le richieste del cliente. Flessibilità massima nell’individuazione delle esigenze, ma coordinazione e vigore nel risultato finale.
Abbiamo, dunque, iniziato a sviluppare il progetto con queste indicazioni, passando attraverso molteplici tappe e seguendo le esigenze del nostro committente. Per questo, possiamo affermare che il layout finale sia la risposta a diversi quesiti e la soluzione a differenti problematiche. Il layout del progetto si costituisce di spazi particolari dettati da un concept iniziale seguito da riflessioni in progress al progetto, è il risultato delle richieste emerse durante il processo del lavoro. Un bel risultato, a nostro parere, e confermato da Humanitas.
Nel dettaglio…
Il progetto prevede, al piano terra un’area di accettazione, un box prelievi, una sala d’aspetto, nonché una zona per gli addetti ai lavori. Invece, al primo piano sono presenti un’altra sala d’aspetto, gli ambulatori e una palestra.
Inoltre, ci siamo occupati di disegnare alcuni arredi come il bancone d’accettazione, sia al piano terra che al piano primo. Abbiamo utilizzato un controsoffitto, un sistema integrato tra luci ed impianti meccanici, con travi fredde e banner di luce, che, dal punto di vista architettonico, hanno funzionato molto bene.
Come avete scelto i materiali?
Come ho appena accennato, per la scelta dei materiali abbiamo seguito la stessa linea del medical care di Arese. Ad esempio, abbiamo utilizzato dei rivestimenti lignei fonoassorbenti, in grado di risolvere i problemi di acustica.
Per quanto riguarda la pavimentazione abbiamo utilizzato il linoleum, un tipo di pavimento resiliente, composto da materie prime di origine naturale, particolarmente adatto agli ospedali, mentre le pareti sono ricoperte con rivestimento in fibra di vetro, un tipo di tessuto che garantisce la massima resistenza ai più disparati tipi di sollecitazione. É inattaccabile dagli agenti chimici e le intrinseche caratteristiche meccaniche lo rendono resistente agli urti e alle abrasioni. Inoltre, il rivestimento in fibra di vetro è ignifugo ed è omologato anche in classe A1 di reazione al fuoco.
Come avete scelto gli arredi?
Ci siamo occupati degli arredi su misura, nello specifico del bancone di accettazione del piano terra e di quello del primo piano. Il bancone del piano terra doveva essere piuttosto lungo per accogliere gli utenti richiesti. La sua forma segue la direzione in pianta del controsoffitto, attenendosi alla sua presenza come un vero e proprio limite spaziale.
Sullo stesso limite, infatti, il controsoffitto si abbassa e cambia tipologia, così da marcare in modo netto la differenza tra attesa e reception. Abbiamo scelto uno stile contemporaneo con linee pulite, essenziali e colori chiari, con richiami allo stile nordico. Un progetto funzionale, luminoso e naturale. Invece, per quanto riguarda gli arredi degli ambulatori, Humanitas si è rivolto ad altri fornitori di fiducia, esperti in attrezzature elettromedicali, forniture e servizi ospedalieri.
Si può affermare che in questo progetto le parole chiave sono comfort, accoglienza e persona al centro?
Assolutamente sì, nel progetto abbiamo seguito questo fil rouge ed in particolare si può parlare di qualità degli spazi. Spazi, cioè orientati al benessere fisico e psicologico del paziente, prestando dunque particolare attenzione all’illuminazione, ai colori, agli arredi. Il risultato finale è quello di un luogo piacevole, accogliente e confortevole.
Ing. Facondini, dal punto di vista impiantistico quali step avete seguito?
Gli input iniziali da parte di Humanitas sono stati quelli della flessibilità impiantistica e dell’indipendenza rispetto al centro commerciale.
Come le avete perseguite?
Realizzando un impianto completamente indipendente dal centro commerciale. Questo ha significato individuare opportuni spazi in copertura per contenere tutta la parte impiantistica. Ci siamo dunque avvalsi di una pompa di calore polivalente, in grado di produrre contemporaneamente caldo e freddo, e di una piccola centrale posta in un vano tecnico recuperato in adiacenza all’unità di trattamento aria.
Perché si parla di flessibilità? Potrebbe spiegarci meglio?
Parliamo di flessibilità perché abbiamo realizzato un impianto idronico a travi fredde tale che, un domani, in caso di un eventuale adeguamento, rifunzionalizzazione o di una modifica al layout del medical care, la parte impiantistica meccanica possa essere facilmente adeguabile. La sfida vera era creare un impianto all’interno di un centro commerciale, con spazi tecnici contenuti, che non fosse tipicamente ad espansione diretta, ma che avesse le caratteristiche richieste dal cliente di efficienza, flessibilità e comfort.
Come si declina il comfort nella progettazione impiantistica?
Abbiamo lavorato in team con il nostro settore architettonico, una vera e propria progettazione integrata, in modo che le scelte impiantistiche fossero sulla stessa lunghezza d’onda della progettazione architettonica ed estetica ed integrate con le finiture scelte. Possiamo affermare che il comfort e la parte di integrazione estetica sono stati la conseguenza di questo tipo di approccio.
Le travi fredde sono un terminale ambiente molto confortevole dal punto di vista acustico (ha bassissime emissioni acustiche) e sono facilmente integrabili dal punto di vista estetico. Ecco il perché della scelta, condivisa anche dal Committente per ragioni manutentive. La soluzione particolare è stata quella di utilizzare delle travi fredde integrate che avessero sia mandata che ripresa dell’aria.
Con lo stesso oggetto abbiamo realizzato climatizzazione e ventilazione. Nello specifico, ci siamo avvalsi di una pompa di calore polivalente per Impiantistica a quattro tubi, in grado, quindi, di garantire completamente la gestione delle temperature in maniera separata per i vari ambienti, ovviando così ad eventuali problemi di caldo o di freddo.
Si può parlare di vantaggi reali nell’utilizzo di questo sistema?
Grazie alla tecnologia utilizzata e ad una progettazione puntuale possiamo parlare di efficienza energetica. Infatti, grazie alla pompa di calore polivalente, mentre produciamo del fluido freddo abbiamo la produzione gratuita di fluido caldo. In questo modo, viene raddoppiata l’efficienza del sistema.
Inoltre, abbiamo perseguito l’efficienza grazie alla pompa di calore dedicata per la produzione di acqua calda sanitaria, ad un bilanciamento dinamico del circuito idronico con l’utilizzo di valvole “pressure indipendent”, una unità di trattamento aria completa di recupero ad alta efficienza e bilanciamento aeraulico con taratura a portata costante ambiente per ambiente e possibilità di attenuazione da Sistema di supervisione delle condizioni ambiente in funzione dell’occupazione.
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Immagini fotografiche: ©Max Allegritti